Supporto alla cronicità

Il miglior modo per venirne fuori è passarci nel mezzo

R. Frost

Dal tradizionale modello biomedico si è passati a una concettualizzazione più complessa delle malattie croniche (es. diabete, malattie infiammatorie croniche intestinali…): queste hanno, infatti, un decorso progressivo che è determinato da una molteplicità di fattori, non solo medici ma anche psico-sociali.

Negli ultimi 50 anni è andata progressivamente a modificarsi la natura delle patologie mediche e anche il tradizionale modello biomedico, centrato sull’intervento rivolto alla malattia acuta caratterizzata da un decorso lineare, sta mutando.

Ora, per via dell’aumento dell’aspettativa di vita della popolazione e anche della maggiore incidenza di malattie croniche, si è arrivati a una concettualizzazione più complessa e allargata.

Le implicazioni psicologiche dell’ammalarsi

Dal punto di vista psicologico, l’ammalarsi comporta un cambiamento radicale rispetto alla vita conosciuta fino a quel momento, portando la persona alla ricerca di un nuovo significato di se stessi e della vita in genere.

Chi si ammala spesso è costretto a ridimensionare le proprie abitudini e le aspettative sul futuro, riformulando la propria identità e modificando il proprio ruolo sociale.

In anni di ricerca si riscontrato che tra le persone che soffrono di patologie fisiche, c’è una importante incidenza di condizioni psicopatologiche. Questo causa un sensibile peggioramento della qualità di vita del paziente con ripercussioni anche sull’aderenza alle cure e sugli esiti della riabilitazione, aumentando il rischio di mortalità e di richieste di prestazioni assistenziali.

Spesso, chi vive la malattia, manifesta depressioneansia e stress che rendono più difficoltoso affrontare la nuova condizione di vita e il decorso della malattia.

L’importanza e le finalità dell’intervento psicologico nelle malattie croniche

L’obiettivo principale è quello di offrire trattamenti specifici:

  • Contenere i sintomi di sofferenza psicologica;
  • Intervenire sui comportamenti a rischio che potrebbero influenzare negativamente l’andamento generale della persona (es. alcol, droghe, disturbi alimentari);
  • Favorire il processo di accettazione e di adattamento alla nuova condizione di vita;
  • Favorire l’aderenza ai piani di cura;
  • Favorire la partecipazione attiva del paziente alla sua vita, sostenendolo nel costruire ed elaborare modalità più funzionali di percepire e reagire.

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